anonymous
2008-04-26 12:44:28 UTC
Gli zoo sono dei luoghi nei quali gli animali vengono detenuti ed esibiti a scopi commerciali, oggi come secoli fa.
Nel secolo scorso Carl Hagenbeck, architetto Tedesco, ideò lo zoo senza sbarre. I fossati dividevano, e dividono ancora oggi, gli animali dai visitatori. Lo zoo di Roma, soprannominato poeticamente "Bioparco", conserva ancora tali caratteristiche nella triste esposizione dei felini più grandi, leoni e tigri..
Oggi come allora, negli zoo senza sbarre e negli zoo-safari si ripropone l'inganno di far credere che gli animali siano liberi, e che vivano in una condizione simile a quella naturale.
Milioni di animali, che con difficoltà si possono ancora chiamare“selvatici” perché ben poco hanno a che vedere con i loro parenti liberi in natura, conducono la loro vita artificiale e ridotta in pochi metri quadri, negli zoo di tutto il mondo.
Le cronache dimostrano che per quanto i gestori di zoo e i loro sostenitori si sforzino di affermare il contrario, ancora oggi, sono centinaia le creature selvatiche che ogni anno vengono catturate per finire nelle gabbie di tutto il mondo.
Si calcola che ogni anno dalla sola Africa, partano verso l’Europa e gli Stati Uniti decine di milioni di animali.
Questo è quello che accade a elefanti, rinoceronti, scimmie, primati, felini, canidi, rettili, uccelli, etc.
Per molti di questi il viaggio finisce presto. L’87 % delle scimmie, il 37 % degli uccelli e il 98 % dei rettili muore durante la fase di cattura e di trasporto.
cuccioli di gorilla rimasti orfani che hanno assisto allo sterminio della loro famiglia per poter essere catturati e trasferiti negli zoo, in cattività finiscono per morire al 50%-70 %. Anche per gli animali nati in cattività non c’è minore sofferenza. Spesso i nuovi nati tra i mammiferi non vengono accettati e conseguentemente allevati dalle loro mamme, pertanto vengono cresciuti artificialmente dagli esseri umani. Queste mamme incapaci di prendersi cura dei loro piccoli, in moltissimi casi, sono state a loro volta cresciute da umani e non dalle loro madri naturali. Nelle scimmie antropomorfe infatti, l’allevamento dei piccoli è un comportamento appreso e non istintivo. L’abbandono dei cuccioli è un fenomeno comunissimo tra i mammiferi degli zoo e dovuto all’inesperienza, spesso anche all’imprinting, mal-imprinting e alla modificazione dell’ambiente.
Altre mamme invece, se non si sentono sicure, possono anche divorare i loro piccoli. Proprio allo zoo di Roma per molti anni le femmine di orso bianco e di leopardo hanno partorito e divorato i loro cuccioli. Stessa sorte allo zoo di Zurigo per leoncini, tigri, puma, orsi bruni, dingo etc.
Una grande quantità di specie animali non si riproduce con successo in cattività.
Vari studi sono stati compiuti sui disturbi comportamentali,
nevrotici e psicosomatici degli animali in cattività
Queste le principali cause di tali disturbi:
- isolamento fisico;- isolamento psichico;- isolamento ambientale;- sottrazione della prole alle madri (deprivazione);- formazione di famiglie atipiche;- distruzione della “famiglia tipo”;rimozione dell’istinto naturale;- privazione territoriale;- privazione motoria
In alcuni zoo si sta lavorando per introdurre “l’arricchimento ambientale” che dovrebbe fornire agli animali maggiori stimoli riducendo la noia. Questo consiste in piante, cespugli, liane e scale di corda per i primati, amache di corda per gli orsi, e anche modelli tra i più vari per nascondere il cibo a felini, orsi, scimmie e primati
per far trascorrere loro il tempo. Ma anche in questi ambienti più positivamente arricchiti si offrono stimoli limitati e non paragonabili minimamente alla natura. Spesso, comunque, l’arricchimento ambientale è meramente a vantaggio del visitatore. E’ infatti facilmente riscontrabile come l’arricchimento fornito non sia sempre simile all’ambiente in cui l’animale vive in natura. Per esempio nel Bioparco di Roma, all’interno della nuova area degli scimpanzé ci sono piante delle quali gli stessi scimpanzé non si cibano. D’altra parte una gran spesa di denaro per l’arricchimento ambientale….che fine avrebbe fatto se gli scimpanzé in pochi giorni avessero mangiato, come invece avrebbero fatto in natura, tutte le foglie degli alberi ? Anche altri animali oltre ai mammiferi vivono una vita miserabile in cattività. Agli uccelli viene impedito di volare, vengono infatti sottoposti all’amputazione della estremità dell’ala e a quelli migratori viene impedito di migrare.
Sempre nel Bioparco, i fenicotteri sono costretti a vivere camminando su ciottoli e inseriti in un ambiente con cascate, mentre è ben noto che i fenicotteri vivano in lagune salmastre camminando quindi sulla sabbia e filtrando il cibo dall’acqua !!!
Poco importa se una coppia viene smembrata o se non viene rispettato il ruolo che avevano all’interno del gruppo sociale ( vedi i lupi, licaoni, scimpanzé etc.).
Il gruppo dei Licaoni del Bioparco è stato smembrato nella sua struttura provocando notevoli danni.
Non è infrequente, poi, vedere scimpanzé, gorilla, etc. languire da soli in una gabbia o in un recinto.
I presunti obiettivi delle strutture zoologiche
Educazione
Cosa ci sarà di educativo nel riproporre l’antica e obsoleta cultura antropocentrica che vede l’uomo padrone della natura ? Degli animali non umani si può fare ciò che ne vogliamo. Ecco cosa insegna uno zoo ai visitatori.
Cosa c’è di educativo nel mostrare un animale al quale è stata tolta la libertà e la dignità ? Cosa c’è di educativo in un animale che vive al di fuori del suo habitat, senza stimoli postivi, costretto alla triste e monotona routine di uno zoo ? Cosa c’è di educativo nel mostrare animali in cattività che manifestano con segni molto evidenti i loro disagi psichici e fisici? Non è raro osservarli in comportamenti stereotipati, compulsivi, schizofrenici, paranoici, nevrotici e auto-mutilanti.- Tutto questo si può di certo studiare in uno zoo!- Gli animali sani e felici, non camminano avanti e indietro in percorsi stereotipati, non si strappano il pelo di dosso, né si mordono la coda fino a strapparsela, non si dondolano avanti e indietro, non sono iperagressivi, non hanno una marcata competizione per il cibo, non mostrano così tanta paura, non hanno una “prigione mentale” (un orso bianco posto in una gabbia più grande di quella che l’ospitava in precedenza non riusciva a camminare nei nuovi spazi, continuava a ripetere lo stesso percorso stereotipato come se la vecchia gabbia fosse ancora nella sua mente). Non è pensabile credere nella buona fede di chi manda avanti gli zoo nel mondo con il pretesto dell’educazione.
Ai bambini stessi non piace vedere gli animali in gabbia, a differenza degli adulti essi sono in grado di percepire la sofferenza degli animali rinchiusi, ecco cosa disse una bambina in una delle lezioni sui diritti degli animali in una scuola di Roma…”perché sono prigionieri ? Che male hanno fatto ? “ Già, che male hanno fatto per essere imprigionati a vita ? In un secolo che più di ogni altro ha visto fiorire sistemi di comunicazione sofisticatissimi, perché non considerare educativo “spiare” e conoscere gli animali con le telecamere nel loro ambiente naturale? Perché dovrebbe essere meno educativo di uno zoo vedere i milioni di documentari realizzati in natura sugli animali?
Conservazione
Altro pretesto sarebbe quello della salvaguardia delle varie specie animali in estinzione a causa della progressiva perdita del proprio habitat naturale.
Ma in realtà nelle reintroduzioni individuali, soltanto l’11 % sono riuscite, quindi possiamo dire che non hanno successo.”La capacità degli zoo di salvare specie selvatiche non è pertanto una realtà già in essere” E’ assai interessante poi, analizzare la posizione negativa dei conservazionisti nei confronti dei programmi di riabilitazione e rilascio, invece sostenuti dalle associazioni internazionali per i diritti degli animali. E’ importante inoltre sottolineare che animali allevati in cattività, a stretto contatto con l’uomo, e per di più con i visitatori di uno zoo, difficilmente potrebbero essere i migliori candidati per una reintroduzione in natura. Sono animali che non sanno come procacciarsi il cibo (carnivori), che sono abituati ad un luogo innaturale e privo totalmente di quegli “stress positivi” che sono formativi e fondamentali per un animale che vive libero.
Ricerca
Non ha senso e soprattutto valore etologico studiare il comportamento di un animale che vive in cattività, lontano dal suo habitat e dal suo modo di vivere istintivo.
E’ assurdo voler studiare relazioni sociali, abitudini alimentari e comportamenti in una condizione innaturale per qualsiasi specie.
Il nostro compito è quello di trasmettere ai nostri figli l’insegnamento ad amare gli animali e la natura attraverso la libertà, la nonviolenza, il rispetto per ogni forma di vita, la “non ingerenza” nell’equlibrio sublime del creato!
La verità è che gli zoo e gli animali fruttano miliardi a tutti, dal bracconiere, al cacciatore, all’esportatore, a colui che produce le casse per il trasporto, ai mercanti di animali, a chi lavora e gestisce uno zoo e ai cosiddetti “ricercatori”.
Le realtà del Bioparco
In Italia le condizioni di mantenimento e gestione degli animali negli zoo, zoo safari, mostre itineranti etc. sono assolutamente insoddisfacenti. Inoltre il personale che lavora negli zoo, quello che più comunemente è chiamato guardiano, non frequenta nessun corso di formazione. Mentre negli altri paesi Europei e negli Stati Uniti il ruolo di guardiano viene ricoperto solo dopo almeno tre anni di corso professionale. E’ evidente infatti, che ancora oggi, in Italia non esista personale professionalmente e scientificamente qualificato e preparato, che ogni giorno si prenda cura degli animali. Come molte cose in Italia, il guardiano degli animali è più un carceriere che una persona educata a riconoscere e a rispettare le esigenze di ogni singolo animale e a saper riconoscere disagi fisici o psichici degli esemplari di cui si dovrebbe prendere cura.
A questo si aggiunge anche che la penosa condizione degli animali considerati pericolosi già rinchiusi in gabbie o i recinti di dimensioni minime, peggiora in prossimità dell’orario di chiusura dello zoo poiché questi vengono costretti nelle cosiddette gabbie notturne, delle vere e proprie celle di dimensioni inimmaginabili. Tigri, leoni e orsi e altri, vivono in spazi talmente angusti che a mala pena consentono all’animale di voltarsi. Tutto questo è ben celato all’occhio del visitatore. E facendo un banalissimo calcolo, si può verificare che se calcoliamo che in autunno, inverno e primavera uno zoo chiude intorno alle 17, un felino per esempio dalle 17 alle 8 del mattino seguente è rinchiuso in una gabbia di 2 metri e mezzo per due, spesso senza luce o finestre. Dunque 15 ore su 24.
Tutto questo non è da considerare maltrattamento di animali ?
Non visitare alcun tipo di zoo, non renderti complice di gente senza scrupoli che lucra sulle sofferenze degli animali!