(tratto da guidaGenitori.it)
La dislessia è la difficoltà dell'esplicazione normale della lettura. Essa è caratterizzata da esitazione, inversione di sillabe, sostituzione di parole che si manifestano nel linguaggio normale. La dislessia è contemporaneamente, un disturbo motorio ed un'alterazione intellettiva localizzata nelle zone cerebrali del linguaggio; molto frequentemente si accompagna a disturbi della scrittura e dell'ortografia che sui bambini, per altro perfettamente normali, comporta, talora ritardi scolastici. I tipi di dislessia più frequenti che si riscontrano nelle scuole elementari, sono quelle di tipo visivo ed uditivo, la seconda è di gran lunga la più frequente. Nel primo caso al bambino manca la capacità di coordinare e di collegare il suono di alcune lettere o di alcuni fonemi alle corrispondenti lettere scritte o ai grafemi. Così, ad esempio, egli percepisce la differenza che intercorre tra il suono "gr" e "pr" ma non riesce a visualizzare la differenza tra i grafemi e si confonde nello scriverli. È come se non ci fosse un collegamento tra i canali visivi ed uditivi: la dislessia è quindi una forma di aprassia. Nella dislessia uditiva, al contrario, il bambino riconosce la differenza visiva delle lettere o dei grafemi dei quali interiorizza la forma, ma non riesce a riconoscerne le differenze tra i suoni (es. la sfumatura tra il fonema "gr" e "pr" non è avvertita, rimane confusa, pur avendo chiaro che sono scritti in modo diverso, per questo scrivono male).
Le cause precise circa la natura del disturbo motorio e la suddetta alterazione non sono note; si è visto ad esempio, che la dislessia è presente nei mancini, soprattutto in quelli contrastati, inoltre i bambini dislessici presentano difficoltà di ordine topologico e di orientamento spaziale (es. non sanno utilizzare lo spazio foglio; scrivono piccolo o grande, non rispettano adeguatamente le proporzioni nei disegni o nella scrittura pur essendo a volte dei bravi disegnatori). In alcuni tipi di dislessia, il disordine spaziale si verifica al momento della lettura o durante la dettatura di un enunciato: il bambino disperde la ritenzione dei contenuti proprio perché non ha la capacità di ricordare l'ordine spaziale delle parole che formano la frase o la arricchiscono, compromettendo la capacità di coglierne la struttura logica dei contenuti e di conseguenza, la rielaborazione verbale o scritta.
Il più delle volte, per questo motivo, il bambino dislessico è erroneamente considerato un bambino iperattivo o con ritardo cognitivo più o meno lieve secondo la gravità della dislessia. Il problema di non riuscire a trasferire concetti secondo una giusta sequenzialità temporale ed un giusto rapporto causa - effetto sono esclusivamente legati alle problematiche inerenti la dislessia ed il bambino che di fatto è normale, potrà sviluppare delle difficoltà nell'apprendimento se non si interviene rieducando per limitare le situazioni di svantaggio a cui inevitabilmente andrà incontro. Gli interventi debbono essere globali e interagenti tra loro. Il primo motore di intervento positivo è la famiglia, prima fonte educativa del proprio figlio. Gli insegnanti, sono loro che per primi riconoscono il disagio, riescono ad intervenire tanto più prontamente quanto prima è possibile. Questo è il motivo per cui è necessario rispettare il così detto D.I.S. ( Diagnosi precoce, Intervento precoce e Scolarizzazione precoce). Per questo motivo si consiglia la scolarizzazione già nella prima infanzia. La scuola materna o dell'infanzia, non essendo ancora scuola dell'obbligo, denuncia, soprattutto nelle zone più disagiate, un'alta percentuale di non frequenza. Se la famiglia si è accorta del problema deve essa stessa, senza remore e senza vergogna, farlo presente alla scuola all'atto dell'iscrizione, collaborare con gli insegnanti e richiedere l'insegnante di sostegno e, attraverso le A.S.L. competenti, il logopedista.