Domanda:
qualcuno sa.............?
Cat92
2006-06-25 02:31:00 UTC
cos'e la dislessia precisamente?
Quattro risposte:
2006-06-25 02:37:19 UTC
è la difficolta di comprendere le parole,la fatica nel leggere e la difficolta nel non comprendere il testo o nel non parlare e questa malattia si puo curare frequentando corsi di recitazione cosi che con il lessico si migliora il modo di esprimersi e con la recitazione si comprendono di piu i significati dei testi e non solo si interpreta il testo cosi che chi è dislessico possa superare questa sua " malattia"
karelia71
2006-06-28 22:34:23 UTC
io sono dislessica solo alla tastiera, inverto le doppie e altro...una faticaccia rileggermi ma stranamente leggo molto più velocemente di tanti altri e memorizzo immediadamente qualsiasi testo
maria g
2006-06-28 18:42:22 UTC
come dislessica laureata e riconosciuta casualmente posso dirti che da dislessici si vive benissimo se non si pretende che diventiamo macchinette uguali agli altri ........ abbiamo molto sviluppato il senso dell'osservazione leggiamo la realta' prima di vederla scritta..........



siamo piu bravi alla tastiera che con la penna , se conosci un dislessico anche bambino, fagli usare il computer per esprimeris
Maxime
2006-06-25 09:35:22 UTC
(tratto da guidaGenitori.it)



La dislessia è la difficoltà dell'esplicazione normale della lettura. Essa è caratterizzata da esitazione, inversione di sillabe, sostituzione di parole che si manifestano nel linguaggio normale. La dislessia è contemporaneamente, un disturbo motorio ed un'alterazione intellettiva localizzata nelle zone cerebrali del linguaggio; molto frequentemente si accompagna a disturbi della scrittura e dell'ortografia che sui bambini, per altro perfettamente normali, comporta, talora ritardi scolastici. I tipi di dislessia più frequenti che si riscontrano nelle scuole elementari, sono quelle di tipo visivo ed uditivo, la seconda è di gran lunga la più frequente. Nel primo caso al bambino manca la capacità di coordinare e di collegare il suono di alcune lettere o di alcuni fonemi alle corrispondenti lettere scritte o ai grafemi. Così, ad esempio, egli percepisce la differenza che intercorre tra il suono "gr" e "pr" ma non riesce a visualizzare la differenza tra i grafemi e si confonde nello scriverli. È come se non ci fosse un collegamento tra i canali visivi ed uditivi: la dislessia è quindi una forma di aprassia. Nella dislessia uditiva, al contrario, il bambino riconosce la differenza visiva delle lettere o dei grafemi dei quali interiorizza la forma, ma non riesce a riconoscerne le differenze tra i suoni (es. la sfumatura tra il fonema "gr" e "pr" non è avvertita, rimane confusa, pur avendo chiaro che sono scritti in modo diverso, per questo scrivono male).



Le cause precise circa la natura del disturbo motorio e la suddetta alterazione non sono note; si è visto ad esempio, che la dislessia è presente nei mancini, soprattutto in quelli contrastati, inoltre i bambini dislessici presentano difficoltà di ordine topologico e di orientamento spaziale (es. non sanno utilizzare lo spazio foglio; scrivono piccolo o grande, non rispettano adeguatamente le proporzioni nei disegni o nella scrittura pur essendo a volte dei bravi disegnatori). In alcuni tipi di dislessia, il disordine spaziale si verifica al momento della lettura o durante la dettatura di un enunciato: il bambino disperde la ritenzione dei contenuti proprio perché non ha la capacità di ricordare l'ordine spaziale delle parole che formano la frase o la arricchiscono, compromettendo la capacità di coglierne la struttura logica dei contenuti e di conseguenza, la rielaborazione verbale o scritta.



Il più delle volte, per questo motivo, il bambino dislessico è erroneamente considerato un bambino iperattivo o con ritardo cognitivo più o meno lieve secondo la gravità della dislessia. Il problema di non riuscire a trasferire concetti secondo una giusta sequenzialità temporale ed un giusto rapporto causa - effetto sono esclusivamente legati alle problematiche inerenti la dislessia ed il bambino che di fatto è normale, potrà sviluppare delle difficoltà nell'apprendimento se non si interviene rieducando per limitare le situazioni di svantaggio a cui inevitabilmente andrà incontro. Gli interventi debbono essere globali e interagenti tra loro. Il primo motore di intervento positivo è la famiglia, prima fonte educativa del proprio figlio. Gli insegnanti, sono loro che per primi riconoscono il disagio, riescono ad intervenire tanto più prontamente quanto prima è possibile. Questo è il motivo per cui è necessario rispettare il così detto D.I.S. ( Diagnosi precoce, Intervento precoce e Scolarizzazione precoce). Per questo motivo si consiglia la scolarizzazione già nella prima infanzia. La scuola materna o dell'infanzia, non essendo ancora scuola dell'obbligo, denuncia, soprattutto nelle zone più disagiate, un'alta percentuale di non frequenza. Se la famiglia si è accorta del problema deve essa stessa, senza remore e senza vergogna, farlo presente alla scuola all'atto dell'iscrizione, collaborare con gli insegnanti e richiedere l'insegnante di sostegno e, attraverso le A.S.L. competenti, il logopedista.


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