Domanda:
chi mi racconta una storia?
yumi
2009-11-28 10:05:25 UTC
facciamo un giochino? chi racconta la storia più bella vince, pure brevissima e di qualsiasi genere però non lo decido io chi vincerà, ma chi ha più pollici in su...ok????????
Undici risposte:
CTHULHU
2009-11-28 10:17:53 UTC
C’era una volta una dolce bimbetta; solo a vederla le volevan tutti bene, e specialmente la nonna che non sapeva più che cosa regalarle. Una volta le regalò un cappuccetto di velluto rosso, e poiché‚ le donava tanto, ed ella non voleva portare altro, la chiamarono sempre Cappuccetto Rosso. Un giorno sua madre le disse: “Vieni, Cappuccetto Rosso, eccoti un pezzo di focaccia e una bottiglia di vino, portali alla nonna; è debole e malata e si ristorerà. Sii gentile, salutala per me, e va’ da brava senza uscire di strada, se no cadi, rompi la bottiglia e la nonna resta a mani vuote.”



“Sì, farò tutto per bene,” promise Cappuccetto Rosso alla mamma, e le diede la mano. Ma la nonna abitava fuori, nel bosco, a una mezz’ora dal villaggio. Quando Cappuccetto Rosso giunse nel bosco, incontrò il lupo, ma non sapeva che fosse una bestia tanto cattiva e non ebbe paura. “Buon giorno, Cappuccetto Rosso,” disse questo. “Grazie, lupo.” - “Dove vai così presto, Cappuccetto Rosso?” - “Dalla nonna.” - “Che cos’hai sotto il grembiule?” - “Vino e focaccia per la nonna debole e vecchia; ieri abbiamo cotto il pane, così la rinforzerà!” - “Dove abita la tua nonna, Cappuccetto Rosso?” - “A un buon quarto d’ora da qui, nel bosco, sotto le tre grosse querce; là c’è la sua casa, è sotto la macchia di noccioli, lo saprai già,” disse Cappuccetto Rosso. Il lupo pensò fra s’: Questa bimba tenerella è un buon boccone prelibato per te, devi far in modo di acchiapparla. Fece un pezzetto di strada con Cappuccetto Rosso, poi disse: “Guarda un po’ quanti bei fiori ci sono nel bosco, Cappuccetto Rosso; perché‚ non ti guardi attorno? Credo che tu non senta neppure come cantano dolcemente gli uccellini! Te ne stai tutta seria come se andassi a scuola, ed è così allegro nel bosco!”



Cappuccetto Rosso alzò gli occhi e quando vide i raggi del sole filtrare attraverso gli alberi, e tutto intorno pieno di bei fiori, pensò: Se porto alla nonna un mazzo di fiori, le farà piacere; è così presto che arrivo ancora in tempo. E corse nel bosco in cerca di fiori. E quando ne aveva colto uno, credeva che più in là ce ne fosse uno ancora più bello, correva lì e così si addentrava sempre più nel bosco. Il lupo invece andò dritto alla casa della nonna e bussò alla porta. “Chi è?” - “Cappuccetto Rosso, ti porto vino e focaccia; aprimi.” - “Non hai che da alzare il saliscendi,” gridò la nonna, “io sono troppo debole e non posso alzarmi.” Il lupo alzò il saliscendi, entrò, e senza dir motto andò dritto al letto della nonna e la inghiottì. Poi indossò i suoi vestiti e la cuffia, si coricò nel letto, e tirò le cortine.



Ma Cappuccetto Rosso aveva girato in cerca di fiori, e quando ne ebbe raccolti tanti che più non ne poteva portare, si ricordò della nonna e si mise in cammino per andare da lei. Quando giunse si meravigliò che la porta fosse spalancata, ed entrando nella stanza ebbe un’impressione così strana che pensò: “Oh, Dio mio, che paura oggi! e dire che di solito sto così volentieri con la nonna!” Allora si avvicinò al letto e scostò le cortine: la nonna era coricata con la cuffia abbassata sulla faccia, e aveva un aspetto strano. “Oh, nonna, che orecchie grandi!” - “Per sentirti meglio.” - “Oh, nonna, che occhi grossi!” - “Per vederti meglio.” - “Oh, nonna, che mani grandi!” - “Per afferrarti meglio.” - “Ma, nonna, che bocca spaventosa!” - “Per divorarti meglio!” E come ebbe detto queste parole, il lupo balzò dal letto e ingoiò la povera Cappuccetto Rosso.



Poi, con la pancia bella piena, si rimise a letto, s’addormentò e incominciò a russare sonoramente. Proprio allora passò lì davanti il cacciatore e pensò fra s’: “Come russa la vecchia! devi darle un’occhiata se ha bisogno di qualcosa.” Entrò nella stanza e avvicinandosi al letto vide il lupo che egli cercava da tempo. Stava per puntare lo schioppo quando gli venne in mente che forse il lupo aveva ingoiato la nonna e che poteva ancora salvarla. Così non sparò, ma prese un paio di forbici e aprì la pancia del lupo addormentato. Dopo due tagli vide brillare il cappuccetto rosso, e dopo altri due la bambina saltò fuori gridando: “Che paura ho avuto! Era così buio nella pancia del lupo!” Poi venne fuori anche la nonna ancora viva. E Cappuccetto Rosso andò prendere dei gran pietroni con cui riempirono il ventre del lupo; quando egli si svegliò fece per correr via, ma le pietre erano così pesanti che subito cadde a terra e morì.



Erano contenti tutti e tre: il cacciatore prese la pelle del lupo, la nonna mangiò la focaccia e bevve il vino che le aveva portato Cappuccetto Rosso; e Cappuccetto Rosso pensava fra s’: “Mai più correrai sola nel bosco, lontano dal sentiero, quando la mamma te lo ha proibito.”
Aly :)
2009-11-28 18:16:48 UTC
Ai tempi in cui un gelato con sciroppo e frutta costava molto meno, un ragazzo di dieci anni entrò nel bar di un albergo e si sedette a un tavolo. Una cameriera mise un bicchiere di acqua davanti a lui.

“Quanto costa un gelato con sciroppo e frutta?”.

“50 centesimi” replicò la cameriera.

Il ragazzino tirò fuori la mano dalla tasca ed esaminò il numero di monete che aveva.

“Quanto costa una porzione di gelato normale?” s’informò.

Alcune persone stavano cercando un tavolo e la cameriera era un po’ impaziente.

“35 centesimi” disse bruscamente.

Il ragazzino contò ancora le monete. “Prendo il gelato normale” disse.

La cameriera portò il gelato, mise il conto sul tavolo e se ne andò. Il ragazzo finì il gelato, pagò al cassiere e se ne andò. Quando la cameriera ritornò, iniziò a pulire il tavolo e... si mise a piangere per quello che vide. Accanto al piatto vuoto, messi ordinatamente, c’erano 15 centesimi, la sua mancia.





Chi poteva immaginare?
?
2009-11-28 18:15:16 UTC
C'era una donna... una volta c'era una donna... una donna...









Ho detto DONNA... molto brutta, di fatti la storia finisce qui perchè l'hanno soppressa qualche istante fa.
Mad Hatter
2009-11-28 18:10:19 UTC
questa è la storia della mucca vittoria

morta la mucca, finita la storia



ℓσℓα♡вυииу
2009-11-28 18:25:26 UTC
C era una volta....

[Il ricordo di un amore

viaggia nella testa

e non c'è una ragione

quando cerchiamo quel che resta

è come un vento di passione

o una rosa rossa

il ricordo di un amore

ci cambia e non ci lascia



Se avessi avuto almeno un'occasione

adesso che so trovare le parole

ma il ricordo di un amore

continua a viaggiare nella testa



Il ricordo di un amore

lascia in bocca il sale

ed arriva dritto al cuore

senza nemmeno avvisare

è in una lettera d'amore

è nel canto del mare

il ricordo di un amore

ci parla e non ci passa



Se avessi avuto almeno un'occasione

adesso che so capire le parole

ma il ricordo di un amore

continua a viaggiare nella testa..]
anonymous
2009-11-28 18:11:52 UTC
Freddy, vero nome Frederick Charles Krueger, era figlio di Amanda Krueger, suor Mary Helena, una suora che per sbaglio restò chiusa durante le vacanze estive in un manicomio e venne stuprata dai reclusi della clinica. Freddy nacque da uno di quegli stupri nel 1933.



Venne affidato da sua madre ad un uomo che si rivelò essere un pazzo alcolizzato che rese la sua infanzia un inferno. Oltre questo Freddy venne tormentato dai suoi compagni di classe per essere nato da uno stupro. Il piccolo Freddy dava già segni di squilibrio torturando ed uccidendo degli animaletti.



A 19 anni uccise il padre adottivo con un rasoio e iniziò a lavorare in una fornace, dove avrebbe portato i bambini figli dei suoi ex-compagni per ucciderli e vendicarsi. Krueger aveva un inventario di armi impressionante: oltre al tipico guanto con i rasoi ne aveva alcuni con viti, uncini ed altri macchinari. La polizia lo arrestò, fu processato per l'omicidio di 20 bambini ma per un errore di procedura (il giudice non firmò la condanna), lo rilasciarono poco tempo dopo. I genitori dei bambini uccisi, infuriati, irruppero in casa di Freddy e lo arsero vivo nella sua caldaia. Era il 1974.



Freddy prima di morire fece un patto con 3 demoni (i demoni del sogno) che gli diedero la possibilità di vendicarsi sui figli dei suoi assassini laddove questi non li avrebbero potuti proteggere: nei loro sogni. Da allora Freddy ha il totale controllo della dimensione onirica e continua da lì a tormentare e uccidere le sue vittime .

Nel 1984 si cominciarono ad avere delle strane morti a Springwood, in particolare ad "Elm Street" (Freddy abitava in Elm Street 1428). Fu ucciso e ricacciato all'inferno numerose volte, ma non venne mai sconfitto e continuò a tornare. Sarà infine la figlia Maggie Borroughs, vero nome Katrine Krueger, che, dopo averlo trasportato nella realtà, lo farà esplodere con la dinamite e aver disperso i demoni, mettendo fine alla saga di "Nightmare". Nonostante ciò, Freddy tornò nel film Freddy vs. Jason, ambientato dopo gli eventi di Nightmare, senza l'aiuto dei demoni dei sogni.
Roberta14
2009-11-28 18:13:41 UTC
mmmmmmmmm nn mi viene in mente nnt!!
mirmo4ever
2009-11-28 18:09:43 UTC
c'era una volta una persona che nn aveva niente da fare che si mise a chiedere una storiella su yahoo....XD
<3
2009-11-28 18:17:04 UTC
La Festa dei Morti

Nella collina solitaria, irta di croci sull'occidente imporporato, dove non odesi mai canto di vendemmia, né belato d'armenti, c'è un'ora di festa, quando l'autunno muore sulle aiuole infiorate, e i funebri rintocchi che commemorano i defunti dileguano verso il sole che tramonta. Allora la folla si riversa chiassosa nei viali ombreggiati di cipressi, e gli amanti si cercano dietro le tombe.



Ma laggiù, nella riviera nera dove termina la città, c'era una chiesuola abbandonata, che racchiudeva altre tombe, sulle quali nessuno andava a deporre dei fiori. Solo un istante i vetri della sua finestra s'accendevano al tramonto, quasi un faro pei naviganti, mentre la notte sorgeva dal precipizio, e la chiesuola era ancora bianca nell'azzurro, appollaiata come un gabbiano in cima allo scoglio altissimo che scendeva a picco sino al mare. Ai suoi piedi, nell'abisso già nero, sprofondavasi una caverna sotterranea, battuta dalle onde, piena di rumori e di bagliori sinistri, di cui il riflusso spalancava la bocca orlata di spuma nelle tenebre.

Narrava la leggenda che la caverna sotterranea, per un passaggio misterioso, fosse in comunicazione colla sepoltura della chiesetta soprastante; e che ogni anno, il dì dei Morti - nell'ora in cui le mamme vanno in punta di piedi a mettere dolci e giocattoli nelle piccole scarpe dei loro bimbi, e questi sognano lunghe file di fantasmi bianchi carichi di regali lucenti, e le ragazze provano sorridendo dinanzi allo specchio gli orecchini o lo spillone che il fidanzato ha mandato in dono per i morti - un prete sepolto da cent'anni nella chiesuola abbandonata, si levasse dal cataletto, colla stola indosso, insieme a tutti gli altri che dormivano al pari di lui nella medesima sepoltura, colle mani pallide in croce, e scendessero a convito nella caverna sottostante, che chiamavasi per ciò «la Camera del Prete». Dal largo, verso Agnone, i naviganti s'additavano l'illuminazione paurosa del festino, come una luna rossa sorgente dalla tetra riviera.

Tutto l'anno, i pescatori che stavano di giorno al sole sugli scogli circostanti, colla lenza in mano, non vedevano altro che lo spumeggiare della marea, quando s'internava muggendo nella «Camera del Prete», e il chiarore verdognolo che ne usciva colla risacca; ma non osavano gettarvi l'amo. Un palombaro che s'era arrischiato a penetrarvi, nuotando sott'acqua, uno che non badava né a Dio né al diavolo, pel bisogno che lo stringeva alla gola, e i figliuoli che aspettavano il pane, aveva visto il chiarore ch'era lì dentro, azzurro e ondeggiante al pari di quei fuochi che s'accendono da sé nei cimiteri, il pietrone liscio e piatto, come una gigantesca tavola da pranzo, e i sedili di sasso tutt'intorno, rosi dall'acqua, e bianchi quali ossa al sole. L'onda che s'ingolfava gorgogliando nella caverna, scorreva lenta e livida nell'ombra, e non tornava mai indietro; come non tornò più quel poveretto che s'era strascinato via. L'estate, nell'ora in cui ogni piccola insenatura della riva risonava della gazzarra dei bagnanti, l'onda calma scintillava, rotta dalle braccia di qualche ragazzo che nuotava verso le sottane bianche, formicolanti come fantasmi sulla spiaggia. - Così quel prete, un sant'uomo, aveva perso l'anima e la ragione dietro i fantasmi delle terrene voluttà, il giorno in cui Lei - la tentazione - era venuta a confessargli il suo peccato, nella chiesetta solitaria ridente al sole di Pasqua, col seno ansante e il capo chino, su cui il riflesso dei vetri scintillanti accendeva delle fiamme impure. Da cent'anni le sue ossa, consunte dal peccato, posavano nella fossa, stringendosi sul petto la stola maculata. Ivi non giungevano gli strilli provocanti delle ragazze sorprese nel bagno, né il canto bramoso dei giovani, né le querele delle lavandaie, né il pianto dei fanciulli abbandonati. La luna vi entrava tacita dallo spiraglio aperto nella roccia, e andava a posarsi, uno dopo l'altro, su tutti quei cadaveri stesi in fila nei cataletti, sino in fondo al sotterraneo tenebroso, dove faceva apparire per un istante delle figure strane. L'alba vi cresceva in un chiarore smorto, che al fuggire delle ombre sembrava far correre un ghigno sinistro sulle mascelle sdentate. Il giorno lungo della canicola indugiava sotto le arcate verdognole, con un brulichìo furtivo di esseri immondi in mezzo all'immobilità di quei cadaveri.



Erano defunti d'ogni età e d'ogni sesso: guance ancora azzurrognole, come se fossero state rase ieri l'ultima volta, e bianche forme verginali coperte di fiori; mummie irrigidite nei guardinfanti rigonfi, e toghe corrose che scoprivano tibie nerastre. Dallo spiraglio aperto nell'azzurro entravano egualmente il soffio caldo dello scirocco, e i gelati aquiloni che facevano svolazzare come farfalle di bruchi le trine polverose e i riccioloni cadenti dai crani gialli. I fiori, già secchi di lagrime, si agitavano pel sotterraneo, come vivi, e andavano a posarsi su altre labbra rose dal tempo; e appena il vento soll
R.I.P. 4 EVER
2009-11-28 18:11:59 UTC
Una donna, una leggenda. Inutile nasconderlo, Moana Pozzi, la pornostar più famosa di tutti i tempi (insieme a Ilona Staller, alias "Cicciolina"), è diventata, grazie alla sua classe e alla sua indubbia intelligenza, non solo un'icona dell'erotismo ma anche una donna da ammirare per il suo coraggio e la sua spregiudicatezza morale ed intellettuale. Tanto da farne, paradossalmente, quasi il simbolo di un nuovo modello di femminismo. Questione di punti di vista, naturalmente.



Non c'è dubbio, comunque, che Moana Pozzi abbia incarnato il tipo di donna misteriosa e sensuale capace di far perdere la testa agli uomini, esercitando un indubbio potere, un'influenza ammaliante su chi la circondava. C'è anche chi si è arrovellato sull'origine del suo nome, arrivando ad ipotizzare che fosse una traslitterazione dall'inglese "to moan", che significa "gemere".

In realtà, "Moana", scelto dai genitori rifacendosi a luoghi mitici cercati sull'atlante geografico, significa semplicemente, in lingua polinesiana, "il posto dove il mare è più profondo".



Un nome, ad ogni modo, su cui molti hanno ricamato leggende intorno alla "diversità" congenita della bionda attrice, sul suo irrimediabile destino di emarginata (per quanto famosa, una pornostar non è mai realmente accettata dai benpensanti). Invece la vita di Moana, a dispetto delle apparenze, è sempre stata quanto mai lineare e serena, nella sua "anormalità". Persino la morte improvvisa e prematura non ne fa un'eroina "maudite", ma la trasforma in un'icona da venerare con malinconia e rispetto.



Nata in una famiglia genovese cattolicissima (il padre ingegnere, lavorava in un centro di ricerca nucleare mentre la madre era una semplice casalinga), Moana Pozzi studia presso un istituto delle suore Marie Pie e Scolopie. Frequenta il liceo scientifico e studia per sei anni chitarra classica in conservatorio. A diciotto anni, già ragazzona alta e formosa con un sorriso disarmante, è in cerca di libertà e trasgressione: sente il bisogno di sganciarsi dall'ambiente per lei troppo formale della sua famiglia. Comincia a partecipare a concorsi di bellezza, posa nuda per pittori e fotografi e si trasferisce a Roma per frequentare gli ambienti del cinema.



I genitori rimangono traumatizzati quando scoprono che la figlia gira pellicole erotiche. La loro reazione iniziale è drastica e arrivano a rompere qualsiasi rapporto con lei per un anno. Fortunatamente, passato il periodo di choc, la frattura si ricompone e anzi padre e madre si prodigheranno, quando si presenterà la necessità, in aiuti, supporti morali e materiali.

Anche se la scelta di Moana non sarà mai da loro del tutto accettata (vani, in particolare, i continui tentativi del padre di farle studiare teatro).



Intanto il nome di Moana Pozzi comincia a farsi notare nell'ambiente. Non solo in quello dell'hard, ma anche in quello più istituzionale. La sua vèrve e il suo carisma le permettono di affrontare tranquillamente le sempre più numerose apparizioni televisive, in cui viene sempre chiamata con lo scopo di aggiungere un po' di "pepe" al condimento generale e generalista.



Nel 1981 lavora a Raidue per la trasmissione per ragazzi "Tip Tap 2", mentre un paio di anni dopo ottiene qualche comparsata in film "normali". E' la ragazza che esce nuda dalla vasca di Manuel Fantoni in "Borotalco" di Carlo Verdone; appare addirittura in "Ginger e Fred" (1985) di Federico Fellini.



Il 1986 è l'anno dell'esplosione come pornostar. Entra nella nota scuderia di Riccardo Schicchi e gira numerosi film che producono incassi da capogiro. Il genere di mercato ormai è quasi totalmente orientato all'home video, e così Moana entra nelle case di milioni di italiani.



Nel 1987 conduce insieme a Fabio Fazio "Jeans 2" su Raitre, programma pomeridiano per ragazzi. La Federcasalinghe va su tutte le furie e costringe Moana Pozzi a ritirarsi. Passano pochi mesi e Antonio Ricci la ingaggia per "Matrjoska", in onda su Italia 1. Viene registrata una puntata in cui Moana compare completamente nuda: ancora polemiche, grida di censura e la trasmissione viene sospesa. Ricci cambia allora il titolo del programma in "Araba fenice" e riesce a far trasmettere Moana come valletta nuda, che diventa, manco a dirlo, un personaggio nazionalpopolare, oggetto di dibattiti ed editoriali, nonché di analisi da parte di intellettuali e scrittori, polemisti ed editorialisti. Tutti a sottolinearne la bellezza, il suo ruolo di fenomeno di costume ma anche la sua classe, la sua totale mancanza di volgarità nel porsi. Per molti è la donna ideale: dolce, attenta ma anche decisa e all'occasione dominatrice.



Il 1991 è l'anno di un altro scandalo, conclusosi con uno dei casi di censura occulta più incredibile dei nostri giorni. Esce infatti quella sorta di memoriale che è "Filosofia di Moana", un libro della pornostar in forma di dizionario. E' una carrellata di pensieri, gusti e inclinazioni, ma soprattutto di descrizioni di relazioni con uomini famosi "conosciuti da vic
Nik
2009-11-28 18:10:52 UTC
c'era una volta...o.O..e poi n'c'era più..



O.O..xD



evvaiiii è il mio personal record di pollici in giù..xD


Questo contenuto è stato originariamente pubblicato su Y! Answers, un sito di domande e risposte chiuso nel 2021.
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